Grand Budapest Hotel - Recensione
Europa. Anni ’30,
siamo nell'immaginaria Repubblica di Zubrowka. Monsieur Gustave (Ralph Fiennes),
noto concierge dell’importante albergo del titolo, spesso intrattiene, anche
fisicamente, le sue ospiti più anziane. Madame D (Tilda Swinton), signora d’altri
tempi, lascia al suo occasionale amante una cospicua eredità, che porterà tanti
guai e una guerra spietata con gli altri eredi. Dopo l'ottimo “Moonrise Kingdom” un altro cast stellare e la
riprova di uno stile e di un talento registico, ormai consolidato, che fa di
Wes Anderson un autore completo, qui al suo ottavo film.
Una regia dagli
elementi, linguistici e formali, decisamente riconoscibili: una maniacale cura
dei dettagli scenografici e nei costumi, personaggi eccentrici, inquadrature di
simmetrica precisione, abbondanza di colori pastello e un ritmo frenetico. Ciò
che distingue questa nuova opera dalle precedenti è una marcata nostalgia
cinefila, che tra fondali dipinti e uno schermo ridotto a 4/3, sembra voler
omaggiare le grandi commedie tra gli anni ’20-’40, e quel cinema dal gusto
teatrale, che fece la fortuna di Lubitsch e Keaton. Tempi comici perfetti, gag
acrobatiche e un’elegante e ineffabile leggerezza, che genera stupore e buon
cinema. VOTO 7,5
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