Il conformista - Capolavoro

Siamo nel 1937. Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant), uomo mediocre, è alla perenne ricerca della “normalità”, sposa perciò la sciocca borghese Giulia (Stefania Sandrelli). In realtà, Marcello lavora per la polizia segreta fascista, e usa il viaggio di nozze come copertura per l’assassinio di un suo ex professore, ora in esilio a Parigi. Un viaggio, nella memoria personale e collettiva, fino alla notte rivelatrice del 25 luglio '43, giorno della caduta del fascismo. Film del 1970, diretto da Bernardo Bertolucci e tratto dall’omonimo romanzo di Moravia; una storia che però il regista fa sua, vestendola di un fascino ambiguo e raffinato. Il protagonista è figlio di un sistema omologato, massificato e di conseguenza malato, in cui ogni diversità deve essere repressa, precipitando in una spirale (simbolo ricorrente) di apatia, che uccide l’identità.
Indimenticabili le geometriche invenzioni visive, le suggestive carrellate lungo le vie di Parigi, il sensuale tango tra la Sandrelli e Dominique Sanda, l’agguato tra i boschi, vera e propria lezione di regia, fotografia (Vittorio Storaro) e montaggio (Franco Arcalli), in una parola: cinema. Una pellicola dall’enorme forza espressiva, d’idee e stile, purtroppo, ancora attualissima e un-politically correct, che lanciò la carriera internazionale del regista influenzando, non poco, i film della Hollywood anni ’70*. A mio giudizio, il miglior Bertolucci di sempre.

*Francis Ford Coppola, che possiede una copia di “Il conformista”, la proiettò appositamente ai suoi collaboratori prima di iniziare le riprese di “Apocalypse Now” (fonte: Ciak).

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