Dai tempi della Nouvelle Vague (fine ’50, primi ’60) un movimento cinematografico non prendeva posizioni così radicali sul linguaggio cinematografico. Nel 1995, Lars Von Trier insieme a Thomas Vinterberg, fondano “Dogma 95”, un voto di castità (come fu definito dallo stesso manifesto d’adesione) che aveva come obiettivo dimostrare che si può fare cinema lontano dai grossi budget, semplicemente distruggendone le regole estetiche. Come? No a luci artificiali, nessuna scenografia, niente colonna sonora, solo suono in presa diretta e camera a mano; ben presto però questi diktat saranno disattesi dagli stessi autori...
Primo film prodotto e più fedele ai dettami dogmatici: Festen (1998) diretto dallo stesso Vinterberg. Storia: Una ricca famiglia danese si ritrova nella villa di campagna per festeggiare il 60° compleanno del patriarca, ma al momento dei discorsi, il figlio primogenito Christian accusa il padre di essere un pedofilo e di aver abusato di lui e della sorella. Pellicola antiborghese per eccellenza e uno dei film più feroci e disturbanti degli anni ’90. Intriso d’anarchica energia autoriale e zeppo di inquadrature sbieche e immagini sgranate/sfocate, si rivela un tour de force visivo estremo e straniante per lo spettatore medio. Un’opera cruda e suggestiva, carica di frenetica tensione e glaciale perbenismo, che diede l’avvio ad altri 41 film dogmatici, fino al 2005, anno in cui si dichiara chiuso il patto artistico che generò “Dogma 95” e che contribuì a cambiare l’estetica del cinema moderno.
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