Kubo e la spada magica - Recensione
Nell’antico Giappone, Kubo è un bambino senza un
occhio che racconta storie per strada, suonando un magico shamisen che da' forma
e vita a colorati origami. Il ragazzino, inoltre, si prende cura della madre
che nasconde un passato dal quale è fuggita. Kubo sarà costretto a lottare
contro una maledizione che li perseguita, aiutato da una scimmia e da uno
scarabeo samurai. Un ulteriore passo qualitativo in avanti per la piccola casa
d’animazione Laika Entertainment, che aveva già realizzato opere interessanti
come Coraline e la porta magica e Paranorman. Questo nuovo lungometraggio
realizzato in stop-motion si confronta con tematiche ancor più adulte; il
risultato è un altro gioiello da ammirare. Tra le pieghe di un plot ben
strutturato, si nasconde addirittura una violenta faida familiare, e il viaggio
intrapreso dal nostro eroe non porta alle radici degli affetti domestici (come
Dory), bensì all’origine dell’odio che genera il male. La sceneggiatura si
adagia un po’ nella parte centrale, quando insegue gli schemi dell’avventura, ma
sorprende per complessità e un quieto incedere, ormai estraneo al genere.
Lo script conquista con personaggi scorretti e ambigui,
figure femminili ben delineate e colpisce con un epico epilogo. Il punto di
forza giace però nella ricerca estetica, che prende spunto dalla tradizione
nipponica, e la traduce in un’affascinante stilizzazione fantasy. L’art
direction esprime paesaggi interiori con un’accuratezza grafica dal taglio
netto e spigoloso, ben lontana dai più morbidi e rassicuranti tratti Disney. Un
racconto di maturazione e perdono, che ribadisce il valore della memoria e
semina emozioni. Quante virtù per un ‘cartone’! Non perdetelo. VOTO 7+ TRAILER
Scheda tecnica
titolo originale Kubo and the Two Strings
genere animazione, avventura, fantastico
anno 2016
nazionalità Stati Uniti d’America
regia Travis Knight
durata 101'
sceneggiatura Marc Haimes, Chris Butler
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