The fighters - Addestramento di vita - Recensione



Due ragazzi ventenni, il docile Arnaud e l’aggressiva Madeleine, si conoscono in spiaggia in una calda giornata d’estate, e si odiano a prima vista. Tra scontri verbali, e fisici, finiranno per innamorarsi….Se state pensando che si tratti della solita noiosa minestra, vi sbagliate di grosso! Con quest’opera prima, il giovane regista francese Thomas Cailley (classe 1980), ha fatto incetta di premi sia a Cannes che ai César (gli Oscar d’oltralpe), diventando subito oggetto di culto. Soggetto classico, e una sceneggiatura moderna che sorprende per verve creativa, i dialoghi acidi e l’abilità con cui propone contesti inediti, saltando con incredibile disinvoltura tra registri comici e drammatici. In più di una sequenza spiazza, come nell’uso improvviso di musica elettronica, o nel surreale sarcasmo verso il marketing, tanto grossolano quanto ambiguo, dell’esercito francese.

Per Madeleine sopravvivere è più importante di vivere, e si costringe a una solitudine che solo l’amore di Arnaud potrà mettere in discussione. I due si rifugiano in un universo loro, che sarà pure fragile e pensato per un’imminente catastrofe, ma rispetta appieno le loro sensibilità. I protagonisti si perdono così nell’incosciente esistere della loro età, senza dover inseguire ruoli e aspettative di un mondo che chiede sempre di più e dà sempre meno. È la fotografia impietosa, e attuale, di una generazione cresciuta con la crisi economica e che pensa con angoscia al futuro. Una catartica iniziazione alla vita, antiretorica eppur idealista, che fa ben sperare nella nascita di un nuovo autore. VOTO 7

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