Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

Bilbo Baggins (Martin Freeman) e il mago Gandalf (Ian McKellen), in compagnia di 13 nani, continuano il loro viaggio verso la Montagna Solitaria, ora abitata dal terribile drago Smaug. Diluire 150 pagine in quasi 3 ore porta inevitabilmente a qualche lungaggine, confermando il principale difetto di una trilogia “forzata”, i cui eventi richiedevano massimo 2 pellicole. In questo secondo capitolo è più evidente la volontà di allungare il brodo con sequenze poco funzionali, se non superficiali, e blandi personaggi inediti. A farne le spese la compattezza narrativa e il tono, che tradisce lo spirito del libro originale, molto più leggero e ironico.
Strabiliante, invece, la componente visiva, che migliora ad ogni episodio, grazie a Peter Jackson, ormai specialista del genere, la cui regia trova il suo virtuoso apice nella rocambolesca sequenza della fuga dei nani sui barili. Visivamente eccezionale anche il tanto atteso drago Smaug, icona del male dalla personalità instabile, che però non possiede quella vis drammatica che rese celebre Gollum. Un prodotto che conferma la capacità di rapire, e immergere, lo spettatore in un altro mondo, la Terra di mezzo, ma anche un film ambiguo, con un finale, da serial TV, che grida vendetta e non è all'altezza della saga. Il risultato farà comunque felici i fans, per gli altri un'opera sontuosa e immaginifica, quanto imperfetta, che incanta l'occhio ma confonde il cuore. VOTO 6,5

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