The Master - Recensione
Il marinaio americano Freddie Quell (Joaquin Phoenix) reduce di guerra del secondo conflitto mondiale, torna in patria alla ricerca di un lavoro e di un’identità. Freddie, soggiogato da alcool, istinti e paure, incontra Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), leader-filosofo di un movimento spirituale (leggi setta) che, “supportato” dalla moglie (Amy Adams), cerca seguaci. Titolo originale perfetto, perché sfrutta il duplice significato di maestro/padrone, visto che i tre protagonisti sono legati da un rapporto di dominio fisico e mentale. Magistrali le interpretazioni, superba la fotografia, densa e avvolgente la musica di Jonny Greenwood dei Radiohead.
Un racconto complesso, ermetico e privo di tesi, che spesso gioca con le aspettative dello spettatore, e coi simbolismi; trainato da un linguaggio ridondante ed espressivo, che riluce di enfasi visiva in un maestoso 70 mm. Un film ambiguo e stratificato, non facile da assimilare, che offre più domande che risposte, costringendo lo spettatore (finalmente) a usare il cervello. Il regista, Paul Thomas Anderson, dopo "Il petroliere" (qui recensione) e in soli sei titoli, è passato dalla coralità di Altman (Magnolia) all’eleganza algida e controllata di Kubrick, in un continuo crescendo tecnico/artistico che lo conferma come uno dei massimi esponenti contemporanei del cinema americano.
VOTO 7/8
VOTO 7/8
a me purtroppo non è piaciuto per niente, specialmente Phoenix che non recita, gigioneggia, almeno in lingua originale, con corollario di smorfie varie.Hoffman è bravo come sempre, la Adams ininfluente.Mi ha lasciato la sensazione di qualcosa di incompiuto,poteva essere un gran film...
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