Scarpette rosse - Cult
Opera fondamentale del 1948, premiata con 2 premi Oscar: musica e scenografie, e maggior successo delle produzioni The Archers, marchio che riuniva il duo Michael Powell ed Emeric Pressburger. Esemplare espressione del melodramma cinematografico, è un vero e proprio cult movie, amato da registi quali Coppola, DePalma e Scorsese, che nel 2009, con Thelma Schoonmaker, ne ha finanziato il restauro, salvando le brillanti cromie, create dal direttore della fotografia Jack Cardiff. Una storia di romanticismo estremo, ma anche una raffigurazione radicale del confronto vita/arte, che impone un sacrificio attraverso l’aut aut imposto alla ballerina Vicky Page (Moira Shearer) dal neo-marito Julian (Marius Goring) e dal suo geloso e maligno impresario, Boris Lemontov (Anton Walbrook). Sintomatica, in tal senso, la frase di quest’ultimo a Vicky: “l’impressione di semplicità, si raggiunge solo con un’estrema sofferenza del corpo e dello spirito”.
Ispirato alla favola di Hans Christian Andersen, il film trova il suo apice artistico, proprio nella rappresentazione dell’opera del titolo, con immagini splendide, in uno smagliante technicolor e di grande forza pittorica, che sono pura espressione creativa. Una potente sperimentazione visiva, che attraverso il dinamismo dei movimenti di macchina e l’uso dello spazio, sconfina nel fantastico; basti citare la scena dirompente in cui la sala del teatro diventa un mare in tempesta, un momento dal forte impatto visuale. I trascinanti e magici minuti del balletto, confermano che la settima arte è pura visione onirica, in una parola: sogno.
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