Melancholia - Recensione
Una pesante minaccia grava sulla Terra, si tratta del pianeta Melancholia, la percepisce da subito Justine (una brava Kirsten Dunst), nel giorno del suo matrimonio, colta da una subitanea depressione che diventa cronico mal de vivre e rassegnazione nichilista; viceversa, la sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) più razionale, sprofonda (anche fisicamente) nella disperazione, trascinata dai fardelli familiari. L’ouverture sinfonica wagneriana, sull’intensa forza pittorica di tableaux vivants al ralenti, proietta da subito lo spettatore verso un immaginario visivo e simbolico (il cavallo, il ponte, la grotta magica) decisamente ricco, per ritrovare poi il virtuosismo della camera mossa a mano e i fuori fuoco, veri leit motiv nella filmografia di Lars Von Trier. Un'opera affascinante, che trascina personaggi e spettatori in un crescendo di angoscia, tra atmosfere rarefatte in cui domina un potente realismo emotivo, e sequenze surreali in cui prevale l’assoluta mancanza di speranza. Analisi spietata di un’umanità allo sbando, che ha però ancora il potere di scegliersi il cammino, verso l'ineluttabilità della morte. Come tutte le opere di Von Trier o si ama o si odia, di certo ci regala un’altra pagina di grande cinema. VOTO 9
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