La talpa - Recensione

Tratto dal romanzo di John Le Carrè. Siamo a Londra nel 1973, l’Intelligence inglese richiama in servizio l’agente Smiley (Oldman) per scovare la talpa che si nasconde nell’organizzazione, compito gravoso, perché niente è come appare, e ogni verità ne nasconde un’altra. Tradotto per lo schermo dallo svedese Tomas Alfredson, regista di “Lasciami entrare” (assolutamente da vedere), che dirige con una sensibilità inusuale al genere spionistico; adottando un’elegante estetica e giocando di sottrazione, non concede nulla allo spettacolo: assenti sparatorie, inseguimenti ed esplosioni, a favore di lenti movimenti di camera e dialoghi analitici. Il regista è aiutato da un cast superlativo, magnifico Gary Oldman, bravi Colin Firth, Tom Hardy, e Mark Strong, e da un'ottima fotografia che esalta ogni singolo dettaglio di costumi e scenografie, essenziali, ma, curatissimi. Lo sviluppo della storia è abbastanza intricato, e richiede allo spettatore non poca attenzione, visto, che accumula molti nomi e situazioni, appesantendo la sceneggiatura, che però è impeccabile nel dipingere le fredde maschere pubbliche dei protagonisti, quanto abile nello svelarne quelle private. Un film d’atmosfera, quasi d’altri tempi, raffinato e intelligente, che piacerà più ai cinefili, che agli appassionati di spy movie. VOTO 7/8

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