Sweeney Todd - Recensione


Tornato nella londra dell’800 dopo 15 ingiusti anni di prigione, Sweeney Todd (Johnny Depp) vuole uccidere il giudice che lo aveva condannato, colpevole anche di aver causato la morte della moglie e di aver circuito la figlia facendola diventare sua pupilla, incontrerà Mrs Lovett (Helena Bonham Carter) che da brava commerciante renderà proficua la follia del suo nuovo amante, spiegandogli che la vendetta va servita su un piatto……caldo. Sweeney Todd va ad aggiungersi, insieme a Ed Wood, Jack Skeleton e Edward mani di forbice, alla galleria di reietti infelici ma bisognosi d’amore di Tim Burton e del suo cinema visionario, che anche in questa occasione stupisce per la fantasiosa e fantastica messa in scena, grazie alle straordinarie scenografie di Dante Ferretti, giustamente premiate con l’Oscar, e alla fotografia di Dariusz Wolski, che decolora le immagini dando al film una luce funerea che esalta il rosso del sangue. Burton sfida se stesso e la sua poetica girando il suo primo musical, ma lo realizza a modo suo coniugando canzoni e horror, melodramma e splatter e con protagonista un serial killer dall’animo tormentato. Proprio la struttura musical, inizialmente ingabbia il talento del regista, e la musica sembra prevalere sui contenuti, ma nella parte centrale, Burton prende confidenza con la materia e trova il giusto equilibrio tra le musiche di Stephen Sondheim e la sua visione, regalandoci dei numeri irresistibili, come la canzone in cui i protagonisti, bravissimi e dignitosi nel canto, si domandano se sia più saporito l’avvocato, il prete o il poliziotto, o quando si immaginano una famiglia qualsiasi in vacanza al mare. c’è un solo momento comico e spensierato, con Sacha Baron Cohen nei panni di un improbabile barbiere italiano dal nome altisonante: Pirelli. E' nel finale che accade qualcosa di terribile e meraviglioso al tempo stesso, per la prima volta Burton si abbandona a toni horror, e la piccola bottega degli orrori diventa un efferato e folle grand guignol con decine di gole tagliate e di crani sfondati, sangue a fiotti che gronda dai muri come lacrime, strappando più di un emozione, fino alla catartica ultima scena, icona di pietà in una pozza di sangue. Un delirio gotico e artistico, un film geniale, eccessivo, crudele, disperato e feroce, in una sola parola: cinema. VOTO 8

Commenti

Post popolari in questo blog

Wolverine: l'immortale - Recensione

Kill Bill Vol. 2 - CULT