Tonya - Recensione


Nel 1994 ricordo ancora come le TV raccontarono una delle pagine sportive più brutte della storia recente, indicando un’unica colpevole: Tonya Harding. Una pattinatrice americana coinvolta nell’aggressione fisica della rivale Nancy Kerrigan. Il biopic diretto da Craig Gillespie racconta la vita di Tonya prima dell’incidente che la rese la donna più odiata del mondo. La Harding cavalca l’American Dream partendo dal basso e raggiunge la fama, ma paradossalmente rimane schiacciata dagli ipocriti schemi estetici dell’ideale U.S.A.. La protagonista arrabbiata e frustrata, infatti, continua a chiedersi: se riesco a fare il triplo axel perché vengo snobbata dalla giuria? Margot Robbie, qui anche produttrice, regala la miglior interpretazione della sua carriera, mentre Allison Janney, nel ruolo della madre psicopatica e anaffettiva, si porta a casa l’Oscar.
Il regista, invece, punta sui virtuosismi mancando di unità artistica. I manierismi à la Scorsese, con le finte interviste e i veri sfondamenti della quarta parete (gli attori si rivolgono direttamente al pubblico), non bastano a rintracciare una cifra stilistica. Un film controverso, come la sua protagonista, che denuncia la violenza del sogno americano e contemporaneamente addolcisce la pillola, facendo di Tonya una vittima travolta dagli eventi. La morale è sempre quella: i veri campioni, lo sono anche nella vita. VOTO 6,5


TRAILER


Scheda tecnica
titolo originale
I, Tonya
genere
drammatico, biografico, sportivo, commedia
anno
2017
nazionalità
Stati Uniti d'America
cast
Margot Robbie , Sebastian Stan , Allison Janney
regia
Craig Gillespie
durata
121’
sceneggiatura
Steven Rogers

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