Una vita - Recensione
In Normandia,
nel 1819, Jeanne è una giovane appena uscita dal convento e da una rigida
educazione. La donna è però costretta a sposarsi con un visconte, che ben presto
scopre essere egocentrico, avido e fedifrago. Nonostante la nascita di un
figlio il marito continua a esserle infedele, e Jeanne sarà costretta a
prendere una decisione che le cambierà la vita per sempre. Il film è tratto dal
primo romanzo scritto da Guy de Maupassant nel 1883, ed è una fotografia
impietosa sulla condizione femminile nella metà del XIX secolo. Ne esce il
ritratto di una donna schiacciata dai doveri familiari e religiosi, che
intraprende un percorso sentimentale in discesa per poi trovarsi dinanzi al
vuoto affettivo; come simbolicamente anticipato da un’iniziale passeggiata col
consorte. La donna, ogni volta che viene umiliata dai famigliari, si rifugia in
un immaginario e illusorio Eden amoroso. Una visione idilliaca e platonica che
le permette di superare i momenti più bui, ma anche di continuare a mentire a
se stessa.
Quest’astrazione,
rinchiude Jeanne in una bolla di vetro (le numerose finestre a separarla dal
mondo) che la rende fragile e l’allontana dagli aspetti pratici (rendite,
debiti) della vita. Il regista francese Stéphane Brizé adotta una messa in
scena essenziale, confermata anche dal formato 1:33, quasi un quadrato. Questa radicale
scelta formale amplifica il senso di costrizione e reclusione della protagonista.
Si veda, in tal senso, la claustrofobica prima notte nel talamo nuziale. La
sceneggiatura, inoltre, procede per ellissi lasciando fuori campo l’azione, ciò
amplifica il confronto dell’eroina con la propria natura umana, non a caso, gli
elementi naturali che la circondano, divengono ideale specchio psicologico. Una
trasposizione “sensoriale, rigorosa ma coinvolgente. VOTO 7,5 TRAILER
Scheda tecnica
titolo originale Une Vie
genere drammatico
anno 2016
nazionalità Francia, Belgio
cast Judith Chemla, Jean-Pierre Darroussin, Swann Arlaud, Yolande Moreau
regia Stéphane Brizé
durata 119'
sceneggiatura Stéphane Brizé, Florence Vignon
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