Holy Motors - Recensione
Oscar (l’attore feticcio Denis Lavant) esce da una lussuosa casa per recarsi al lavoro. Una signora di mezza età gli fa d’autista, e su una bianca limousine si reca ai suoi “appuntamenti”. Scopriamo che Oscar (nome casuale?) per vivere deve interpretare tanti personaggi: una vecchia mendicante, Mr. Merde (in francese), e anche simulare una sessione di sesso virtuale in motion capture (!). Ogni missione sembra ricordare un ruolo attoriale e la propensione al metacinema appare chiara sin dall’incipit, in cui un pubblico imbalsamato assiste inerte a una proiezione. Ma ci pensa Leos Carax a scuoterlo…
Un film che lascia a bocca aperta, facendoci provare quel primordiale stupore che si respirava nelle sale di tanti (troppi?) anni fa, percorso da un surrealismo furioso, allucinante, a tratti irritante, che alterna colpi di genio a provocazioni gratuite, imponendo allo spettatore una scelta radicale: prendere o lasciare. Immagini spesso eccessive ma cariche d’amore per il cinema, e per questo affascinanti. Capolavoro o boiata pazzesca? Solo il tempo potrà svelare l’arcano, di certo il film di Carax rappresenta un cinema necessario, indispensabile, ma soprattutto unico. VOTO 8-
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