Zero Dark Thirty - Recensione
Dopo essere stata la prima donna regista ad aver vinto l’Oscar per “The hurt locker”, torna Kathryn Bigelow, insieme al fido sceneggiatore Mark Boal, che costruisce la storia su un minuzioso lavoro di ricerca degno di un reportage. L’opera arriva in Italia, dopo aver scatenato un vespaio di polemiche in U.S.A., per le immagini controverse di torture efferate, perpetrate dagli americani, per estorcere confessioni, sugli uomini di Al Qaeda; merito aggiunto, a mio avviso, a una pellicola che ha il coraggio e l’onestà della miglior cronaca. Il film inizia nel buio creato dall’11 settembre, ed è ambientato dal 2003 al 2 maggio 2011, giorno del raid in Pakistan, che portò all’uccisione di Osama Bin Laden.
Maya (Jessica Chastain), analista CIA, passa i suoi giorni in Afghanistan, analizzando dati e luoghi, che portino alla cattura del nemico americano numero uno; una caccia che ben presto si trasforma in ossessione, di pari passo con la suspense, diventando tesa e avvincente. La Bigelow con salda visione, e asciutta estetica, ci conduce al noto finale, senza mai scivolare in un banale patriottismo consolatorio, ma lasciandoci con una domanda pesante: e adesso dove andiamo? Un film duro, da una regista con le palle. VOTO 7,5
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