Il sospetto - Recensione

Lucas (Mads Mikkelsen) vive in Danimarca, ha superato i 40, è divorziato, ma sta provando a ricostruire il rapporto col figlio e inizia a frequentare una collega; il futuro sembra sorridergli, ma il destino incombe. La stupida direttrice dell’asilo in cui lavora, interpreta la fantasia di una bambina e la muta in un’accusa infamante: Lucas ha abusato della piccola Klara; nessuno ha prove certe, ma il sospetto contagia, con virulenta furia, il piccolo paese, rovinandogli la vita. Purtroppo, anche quando potrebbe prevalere il buonsenso, subentra l’ipocrisia di una comunità ottusa e resa cieca da una paranoia collettiva.
Thomas Vinterberg, dopo il capolavoro Festen (1998, assolutamente da recuperare), abbandona le regole del Dogma di Von Trier (sola camera a mano, luci naturali, ecc), ma ne conferma le tematiche: le carenze dell’istituzione famiglia, il perbenismo che istiga all’odio, il paradosso che diventa incubo. Una struttura narrativa implacabile, seppur con qualche forzatura, che con forza visiva e un ottimo protagonista, crea empatia, genera rabbia e lascia l’amaro in bocca. Lucas troverà sostegno e riparo nell’unico sentimento puro: l’amicizia, ma il marchio di mostro, lo perseguiterà per sempre. VOTO 7+

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