Lo specchio della vita - Cult

Uno dei cult assoluti del cinema anni cinquanta e ultimo film del regista Douglas Sirk. Mélo ostentato ed elegante, fecondo di spunti drammatici e morali: scontri di classe, ipocriti egoismi e una manifesta intolleranza razziale, accompagnano la vita dell’aspirante attrice Lora Meredith (Lana Turner) e della domestica di colore Annie Johnson (Juanita Moore). E’ evidente, nel dipanarsi della vicenda come le possibilità che offriva la società dell’epoca, siano impari e inique: la piccolo borghese, e madre mediocre Lora, arriva al successo, mentre la povera e umile Annie, è destinata all’infelicità. Opposte anche le sorti delle rispettive figlie, Susy (Sandra Dee) viziata ma sola, e Sarah Jane (Susan Kohner), frustrata e soffocata da una madre opprimente. La fastosa e raffinata messa in scena, dall’impeccabile stile camp, valorizzata da Cinemascope e Technicolor, è, di fatto, la terza protagonista della pellicola.
Unico ruolo maschile essenziale, il belloccio Steve (John Gavin); un film, quindi, al femminile, ma anche orgogliosamente classico, tanto da tradirsi spesso in un prevedile schematismo. Sirk, con maestria, estremizza l’emotività di ogni singolo fotogramma, vedi l’aggressione nel vicolo di Sarah Jane o lo struggente epilogo, avendo però cura di tirare il freno a mano, non appena si palesa la melassa. Drammone strappalacrime, in cui i protagonisti vivono riflessi nelle convenzioni sociali, che influenzano e mortificano la loro vita, fino a renderla, come ci ricorda il bellissimo titolo originale: Imitation of Life.

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