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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

The Help - Recensione

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Jackson, Mississipi, anni ’60. Eugenia "Skeeter" (Emma Stone) torna al paese d’origine, e trova lavoro nel giornale locale, nella rubrica dei consigli domestici, le sue aspirazioni sono ben altre, decide così di raccontare il razzismo che la circonda, da un nuovo punto di vista, quello delle cameriere di colore. La sceneggiatura è abile nell’intrecciare vicende e destini dei tanti personaggi, quanto ovvia nello svolgimento, con troppe scene “telefonate”, preferendo intrattenere più che denunciare, dopotutto, si tratta sempre di un prodotto Disney… Una delle pagine più brutte della recente storia americana, risulta così banalizzata e alleggerita: il Ku Klux Klan, le ribellioni e le manganellate, rimangono fuori campo, e se proprio la domestica si ribella, basta cambiare famiglia da servire. Nonostante i succitati limiti, e una regia col pilota automatico, il film in America è stato un successo, il merito, a mio avviso, è da attribuire alla bravura dell’azzeccato cast: Vi

Shame - Recensione

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Brandon (Michael Fassbender), è un giovane professionista di successo, ma nella vita privata (e non solo) è un sex addicted, che passa le sue giornate tra chat e video porno e incontri occasionali; l’arrivo improvviso della sorella Sissy (Carey Mulligan) sconvolge il già precario equilibrio, e l’ossessione diventa patologia, trascinandolo in una spirale di decadenza fisica e morale. Il regista Steve McQueen (omonimo del celebre divo) a cui non manca il coraggio, sta attaccato ai corpi dei suoi protagonisti, un uomo e una donna fragili, che nascondono un doloroso e misterioso passato, costruendo scene dal forte impatto emotivo: il gioco di sguardi nell’iniziale scena della metropolitana, l’espressione straziata, che mischia piacere e dolore, dell'orgia, “New York, New York” cantata e spogliata di ogni frivolezza. Privo di un vero intreccio narrativo, la storia segue le pulsioni dei suoi personaggi, senza però mai giudicarli, li pedina nella loro desolata disperazione, in una New

La talpa - Recensione

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Tratto dal romanzo di John Le Carrè. Siamo a Londra nel 1973, l’Intelligence inglese richiama in servizio l’agente Smiley (Oldman) per scovare la talpa che si nasconde nell’organizzazione, compito gravoso, perché niente è come appare, e ogni verità ne nasconde un’altra. Tradotto per lo schermo dallo svedese Tomas Alfredson, regista di “Lasciami entrare” (assolutamente da vedere), che dirige con una sensibilità inusuale al genere spionistico; adottando un’elegante estetica e giocando di sottrazione, non concede nulla allo spettacolo: assenti sparatorie, inseguimenti ed esplosioni, a favore di lenti movimenti di camera e dialoghi analitici. Il regista è aiutato da un cast superlativo, magnifico Gary Oldman, bravi Colin Firth, Tom Hardy, e Mark Strong, e da un'ottima fotografia che esalta ogni singolo dettaglio di costumi e scenografie, essenziali, ma, curatissimi. Lo sviluppo della storia è abbastanza intricato, e richiede allo spettatore non poca attenzione, visto, che accumula m

J. Edgar - Recensione

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Biopic sul leggendario capo dell'FBI: Hoover, secondo Eastwood, con alcuni pregi e tanti difetti. Opera permeata di classicismo, ormai vero marchio di fabbrica del grande Clint, che sceglie di concentrarsi sulla storia privata del protagonista, limitandosi purtroppo, solo a sfiorare cinquant’anni di Storia americana. Eastwood e lo sceneggiatore Black indagano con la giusta empatia astenendosi dal dare giudizi, però, per raccontare le tante (troppe?) facce di Hoover, optano per una narrazione frammentaria, che accumula molti flashback slegati, che lasciano tante domande ma poche risposte, e più che fondere, confondono. Eccellente il cast, DiCaprio trasmette tutta la solitudine di un uomo che non riesce ad amare e ad essere amato, piegato da un’educazione rigorosa e dal conformismo dell’epoca, ottima spalla si rivela Armie Hammer (Clyde Tolson) braccio destro di una vita intera, che ne porta alla luce le difficoltà relazionali, svelandone la repressa omosessualità. L’ottimo lavoro

Le idi di marzo - Recensione

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Ohio, primarie del Partito Democratico, Mike Morris (Clooney) è il candidato, Stephen Meyers (Gosling), è il suo giovane addetto stampa, entusiasta e idealista, ben presto dovrà fare i conti col lato oscuro della politica. Come nel complotto che portò alla morte Giulio Cesare, a cui allude il titolo, qui assistiamo a una congiura degli innocenti, un gruppo di personaggi ambiziosi che credono nelle loro idee, nell’etica e nella lealtà, ma che dopo essere stati vittime e carnefici del sistema “politica” (media compresi), per mantenere il potere, si scoprono cinici e senza morale. Clooney si conferma un buon direttore d’attori, potendo contare su un cast di prim’ordine, Seymour Hoffman, Giamatti, Tomei, e il bravissimo Ryan Gosling, che con poche e mutevoli espressioni, trasmette lo smarrimento e l’im/potenza del suo personaggio. Tratto da un testo teatrale, gioca molto sull’alchimia degli interpreti e su dialoghi serrati e brillanti, che sommati ad un’ elegante messa in scena e a un’e