Carnage - Recensione
Un esercizio di stile che ostenta l’origine teatrale, un cinico divertissement condotto con perfida maestria, ma anche gara di bravura attoriale in cui gli interpreti si sfidano a colpi di taglienti dialoghi e sboccati monologhi: una “straripante” Winslet, una Foster perfettina, a volte sopra le righe, superbamente viscido Waltz e perfetto beota Reilly. Quattro personaggi, che rappresentano la meschina ipocrisia di due coppie (piccolo) borghesi, che partono con le migliori – e civili – intenzioni, sorrette però da un falso perbenismo; la situazione precipita, innescando nevrosi e frustrazioni personali, che sfociano in una brutale cattiveria che mette a nudo tutta la miseria dell’animo umano. Affidandosi a una collaudata opera teatrale, Polanski si limita a riproporne la statica natura, senza aggiungere quel dinamismo, che lo strumento cinema e il talento di un maestro, dovevano creare. Ottimi attori, buon testo, regia troppo prudente. Cinema da camera o regia da esilio? VOTO 6,5
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